Quella fotografia le capitò per caso
tra le mani.
tra le mani.
Complice l’afoso pomeriggio di luglio
che anticipava la pioggia con l’opprimente peso dell’aria.
che anticipava la pioggia con l’opprimente peso dell’aria.
Si distese sul pavimento, dopo aver
cercato inutilmente di riordinare la babele di fogli e libri
accumulati sul suo tavolo da lavoro per un intero inverno.
cercato inutilmente di riordinare la babele di fogli e libri
accumulati sul suo tavolo da lavoro per un intero inverno.
E, in mezzo a tutto, quella fotografia.
Neanche si ricordava come fosse finita in quell’anonimo mucchio di
pagine.
Neanche si ricordava come fosse finita in quell’anonimo mucchio di
pagine.
Come quando da bambina, frugando nella
sabbia, trovò un piccolo anello in metallo con una incisione
indecifrabile.
sabbia, trovò un piccolo anello in metallo con una incisione
indecifrabile.
Stessa sorpresa.
La tenne tra le dita e cercò di
soffocare l’emozione ingoiando le lacrime che sopraggiungevano come
quelle ondate che salgono dallo stomaco miste a stupore, ricordo e
nostalgia.
soffocare l’emozione ingoiando le lacrime che sopraggiungevano come
quelle ondate che salgono dallo stomaco miste a stupore, ricordo e
nostalgia.
Dietro una breve dedica scritta con una
penna blu “ Mia Ermione”.
penna blu “ Mia Ermione”.
I colori morbidi la ritraevano nella
luce che filtrava dalle foglie di un basso gelso, i capelli biondi le
ricadevano sulle spalle, indossava un abito che aveva il sapore del
bosco o di un autunno avanzato con sfumature che muovevano
dall’arancio rosa alla terra bruciata. Aveva sempre amato gli abiti
che la avvolgevano con pieghe soffici e giri cedevoli ad ogni
movimento. In mano, immancabilmente, la sua Nikon.
luce che filtrava dalle foglie di un basso gelso, i capelli biondi le
ricadevano sulle spalle, indossava un abito che aveva il sapore del
bosco o di un autunno avanzato con sfumature che muovevano
dall’arancio rosa alla terra bruciata. Aveva sempre amato gli abiti
che la avvolgevano con pieghe soffici e giri cedevoli ad ogni
movimento. In mano, immancabilmente, la sua Nikon.
Lui l’aveva ritratta dal basso verso
l’alto dopo averla chiamata, proprio mentre si voltava.
l’alto dopo averla chiamata, proprio mentre si voltava.
Solo dopo essersi tuffati nella visita
di quel vecchio borgo che aveva accolto le loro risate, le loro
parole e quell’ amore che difficilmente riuscivano a contenere,
ripartirono consapevoli che prima di rientrare a casa si sarebbero
amati.
di quel vecchio borgo che aveva accolto le loro risate, le loro
parole e quell’ amore che difficilmente riuscivano a contenere,
ripartirono consapevoli che prima di rientrare a casa si sarebbero
amati.
Deviarono in uno stretto sentiero di
campagna appena fuori dall’autostrada e lì, come due amanti
clandestini, tradussero in gesti, sussurri e sospiri i loro desideri.
campagna appena fuori dall’autostrada e lì, come due amanti
clandestini, tradussero in gesti, sussurri e sospiri i loro desideri.
Solo dopo qualche giorno lui la chiamò
con quel nome che le sarebbe sempre rimasto nei pensieri e nel cuore.
Le regalò quella fotografia.
con quel nome che le sarebbe sempre rimasto nei pensieri e nel cuore.
Le regalò quella fotografia.
Rimase distesa sul pavimento, l’aria
era sempre pesante, riuscì a non piangere: si erano amati per lungo
tempo come se ogni volta fosse la prima e l’ultima.
era sempre pesante, riuscì a non piangere: si erano amati per lungo
tempo come se ogni volta fosse la prima e l’ultima.
Posò quell’immagine sul cuore.
Poi chiuse gli occhi su quel nome.
Ermione.
© Paola Camiciottoli
parole decise, chiare, libere che arrivano dritte al cuore, con lo stesso stile con cui fermi l'istante nelle tue foto, così fermi il pensiero, in chi ti legge, su quei momenti intimi e profondi in cui riconoscerci, ricordare, emozionarsi con te e in te!
grazie cara paola per il tuo continuo cammino che rinnova l'animo a chi segue la tua arte. anna
Grazie cara Anna … un abbraccio sincero …