Il Giardino di Anna

Venti immagini per un percorso. Per gli dèi che non siamo. Fotografie come soste durante le quali il chinarsi su se stessi diventa nuova consapevolezza e nuovo inizio. Una narrazione fotografica nel difficile cammino di riappropriazione di sé e di riconciliazione con la vita.
Forse tutto ciò che abbiamo paura di guardare fino in fondo: noi stessi nella voragine della malattia vissuta come tradimento del corpo e nella ferita dell’anima che segna i suoi solchi sulla pelle. Una lacerazione tanto esterna quanto interna e viceversa.
Riuscire a risalire, lentamente, imparare a guardarsi ancora, desiderare di esprimere la donna che sopravvive ad ogni mutilazione, ad ogni vuoto, al desolante sentire della propria interiorità, così segretamente vissuta nella realtà delle sensazioni. Un corpo-carne-anima che ha bisogno di nutrirsi ancora rifugiandosi nel conforto degli echi immaginari del sogno e della poesia. Unica forza che si fa luna nella notte, la cui luce riesce  a generare un nuovo essere sé  come presenza rinnovata. Un cammino di crescita alla ricerca della fertilità generatrice che, con passo di danza,  trae forza da ciò che sfugge all’oscurità. Cercare di abbandonare con immensi sospiri la sensazione di un peso che sembra voler spento un corpo vivo. Abbandonarsi. Perdersi. Ritornare a sé. Prendere coscienza dell’esistenza di una fragilità e di una vulnerabilità che cerca espressione, contatto, circoscrizione.
Identificare un dolore, riuscire a farlo proprio per potersene poi liberare. Sì, un percorso di libertà. Di nuovo ordine. E la fotografia come necessità di una testimonianza.  Come l’andare oltre la superficie della sensibilità per poterla penetrare nella sua tenerezza e nella sua sgraziata verità, nella sua scarna sincerità e nella sua irriverente offesa.
“Il Giardino di Anna” diventa così un percorso simbolo e in questa terra il corpo è  corpo universale  e metafora  del profondo più intimo, un viaggio fotografico nell’invisibile attraverso il visibile  dove  l’obiettivo si fa lente-aurea e trasparenza nell’essere. Radiografie irrinunciabili nel telaio della vita.
 Per tutte le donne e per tutti gli uomini che riusciranno a non perdere la luna nella notte, e per non lasciar cadere nel silenzio il profumo delle continue rifioriture nel nostro giardino di donne ferite.

Profumo di giardini rifiorenti

Nei giardini di Sicilia gli alberi di limone dopo la prima fioritura, nel tempo in cui sviluppano i frutti, affrontano un periodo di siccità tanto prolungata da revocare in dubbio la loro stessa esistenza; reagiscono caricandosi di fitormoni nel tentativo disperato di riprodursi almeno un’ultima volta per assicurare la sopravvivenza della specie. All’improvviso vengono innaffiati e, manco fosse di nuovo primavera, fioriscono una seconda volta generando i ‘verdelli’, i frutti più pregiati. Con il modo di vedere suo proprio, che non riproduce ma ricrea un’autonoma realtà, Paola Camiciottoli nella Mostra allestita presso la Galleria Fiaf del Fotoclub Firenze contrassegna con precisi passaggi essenziali l’evoluzione di un’analoga seconda fioritura successiva al dramma umano che aveva angosciosamente sospeso la primitiva maturazione dell’anima. Il femminile “Giardino di Anna” è rivelato con l’illusoria perfezione di poetiche invenzioni in venti immagini capaci di mutare il carattere ai fatti. Fatti che, volti in un’astrazione del reale, diventano più il prodotto dell’intelletto che una rappresentazione fotografica: sguardi aggiunti al pensiero per suscitare nuovi insondabili equivoci sulla consistenza del ‘reale’ raffigurato. Certo, far vedere con la forza evocativa della descrizione è più efficace del dire, ma l’uso di un personale linguaggio che propone di alterare, in un sublime inganno, la stessa realtà in modo da farla apparire come perfetta, riconduce piuttosto a una struttura di tipo letterario dove le folgorazioni mentali, utilizzate per il contenuto sprigionato dai fotogrammi, inducono a leggere una verità che non sarebbe tale se l’interesse venisse limitato alla sola superficie grafica della vicenda. Venti fotografie che, mentre visualizzano l’afrore di un malessere non ripetibile, catturano il silenzio che ci separa dal dolore per trasformarlo in soave melodia.  Con incanto, con sensualità astratta e potente.
                                                                                               
Lucio Trizzino

5 pensieri riguardo “Il Giardino di Anna

  1. non ci sono parole per queste foto, riduttivo anche chiamarle così…complimenti per la forma e la dolcezza insieme, con cui l'obbiettivo ha fermato queste immagini che trasudano bellezza,prendono la gola in una morsa di dolore, per poi farti abbandonare in una pace e in una serenità voluttuosa tra le braccia di questa straordinaria modella, morbida, viva,sensuale, tutto si nota tranne i segni della malattia, si ammira solo un lavoro profondo, un' emozione strabordante. Ho visto anche la realizzazione in audiovisivo…un capolavoro. Complimenti di cuore a te e alla straordinaria modella. arturo marini

  2. condivido che non ci sono parole per queste immagini…voglio dichiarare solo la grande emozione che provocano ed esprimere l'elogio più sentito per la sensibilità e l'animo meraviglioso di chi le ha ideate e di chi le ha interpretate….queste foto sono un vero regalo alla vita

  3. perchè la vita sia vissuta in tutte le sue cicatrici mai rimarginate e mai rimarginabili cucite su misura da un sarto capace che da un rammendo riesce a far nascere il più prezioso dei ricami, il gioiello più ambito..il senso più vero e sempre dimenticato della vita che sfugge e ruba giorno a giorno i giorni, inarrestabile,impietosa e per questo meravigliosa! grazie per avermi emozionato con la scelta della tematica, con la bellezza di queste foto, con lo sguardo di questa donna così vero e catalizzante da perforarti l'animo anche quando …e rivolto altrove….grazie!

  4. ….non saprei cosa aggiungere, una foto più bella dell'altra, posso solo dire che… quello sguardo rivolto dietro alle sue spalle, svelato dal complice specchio, mi invita a sperare che cerchi i miei occhi…magiche!

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